Lo Sviluppo Urbanistico

Le prime notizie storiche relative al castello di Valvasone ci ricordano come nel 1218 l'originario maniero fosse custodito da Ulvino e Bonfante, per conto del Patriarca d'Aquileia. Erano questi i capostipiti della prima famiglia di feudatari che, nel 1268, cadde in disgrazia a seguito della ribellione di Corrado di Valvasone. Quel tratto del Tagliamento però era troppo importante perché venisse lasciato incustodito. Infatti il Patriarca infeudò della giurisdizione Walterpertoldo di Spilimbergo, principale esponente di una famiglia potente e fedele alla causa patriarcale.
Nel 1273 Walterpertoldo operò un radicale restauro delle opere munite poste a controllo dell'importante guado del Tagliamento, senza però modificare il carattere castrense dell'insediamento. Morto Walterpertoldo ed estinta la prima schiatta degli Spilimbergo la lotta per la sua successione mise a confronto altre due importanti famiglie friulane: i di Zuccola e i di Cucagna. Nel 1292 il patriarca Raimondo della Torre infeudava questi ultimi del territorio valvasonese facendo iniziare, con Simone di Cucagna, la seconda genealogia della famiglia dei signori di Valvasone.
All'epoca Valvasone si identifícava con la struttura militare che era anche la residenza di quei nobili, ma di lì a poco attorno al castello si venne costituendo un vero e proprio borgo, l'embrione della città che oggi conosciamo. Prima del 1300 i nobili decisero di costruire una cinta murata provvedendo alla prima diversione dell'originaria roggia di Stans, lottizzando il terreno urbano e cedendolo in concessione ad artigiani e bottegai. Di fronte al ponte levatoio fu eretta la loggia pubblica, mentre presso la Porta delle Ore fu scavato il pozzo comune. Ora il vecchio tessuto di quest'ambito urbano è poco riconoscibile a causa degli sventramenti operati nel XV1 secolo, ma i portici posti a nord dell'attuale piazza del castello testimoniano la vocazione commerciale di questa prima cellula urbana.
Attraversando la piazza e dirigendosi verso l'attuale duomo si incontra proprio la roggia che costeggiava il primo recinto urbano e che si venne a trovare al centro dell'abitato quando i nobili di Valvasone, verso il 1350, decisero di allargare la città con un secondo e più ampio ambito urbano. Il disegno della "lottizzazione" del cosiddetto borgo interno è senza dubbio uno degli esempi più luminosi di urbanistica medievale in Friuli Occidentale. Una strada collegava il ponte levatoio del castello alla porta antica posta sulla roggia di Stans e il "Porton" che si affacciava sull'ampia piazza commerciale e porticata posta verso Arzene. Gli altri vicoli sono invece perpendicolari a quest'asse compositivo. Sul lato nord era stata costruita la piccola chiesa di San Giacomo, oggi riscoperta all'interno di una casa porticata, mentre all'esterno del "Porton" era già riconoscibile il borgo sorto attorno alla chiesa di S. Giovanni e S. Maria, l'originaria parrocchiale di Valvasone. Per quasi cent'anni l'assetto urbanistico della cittadina non subì sostanziali mutamenti. Solo dopo la caduta del Patriarcato, l'arrivo di Venezia e la ripresa di un consistente traffico commerciale lungo l'asse Portogruaro-Venzone, ci si trovò di fronte alla necessità di progettare un ulteriore ampliamento della città.
L'artefice di questo nuovo intervento urbano fu il colto Giacomo Giorgio di Valvasone. Nelle intenzioni del feudatario non c'era solo il desiderio di dotare la città di una nuova espansione urbana (la terza e ultima), ma anche la volontà di ristrutturare i settori cittadini già edificati sulla base di una radicale riorganizzazione dei servizi e dei luoghi sacri. Giacomo Giorgio fu innanzitutto il principale responsabile della costruzione del duomo (1449) al centro del borgo interno, di fronte al "porton" ora scomparso. La nuova chiesa esautorò ben due edifici sacri: la chiesetta di San Giacomo fu abbandonata a favore di un omonimo altare in duomo, mentre la vecchia chiesa di S. Giovanni e S. Maria di fatto perse il suo carattere di parrocchiale. La piazza del borgo interno assunse una nuova dignità formale grazie all'austero fronte della chiesa del Corpo di Cristo, mentre il nuovo e bellissimo campanile diveniva in questo modo la cerniera simbolica di tutto il grande progetto urbanistico di Giacomo Giorgio.
La piazza della contrada e il castello rimasero il luogo del potere civile, sede del tribunale, della cancelleria e luogo delle pubbliche assemblee. Il terzo e più recente settore urbano assunse invece una connotazione più popolare. In questa zona fu riedificata la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, tanto cara alla popolazione residente, e nelle sue adiacenze fu riorganizzato il vetusto ospedale che i documenti attestano in attività almeno dal 1355.
Giacomo Giorgio di Valvasone portò a termine i suoi progetti solo nel 1495 procedendo alla rifabbrica della chiesa di S. Maria che con l'ultimo ampliamento urbano si era venuta a trovare all'interno delle mura. La chiesa, di fatto subordinata al duomo, fu concessa ai Servi di Maria che impegnarono il nobile Valvasone alla costruzione di un monastero a servizio della città assicurando, in cambio, il loro impegno nel portare conforto agli strati più umili della popolazione residente. Con quest'ultima opera Valvasone aveva raggiunto una sua identità centrata sull'antico castello, sui tre settori urbani e su due cinquecenteschi borghi extraurbani: quello di Arzene e il Borgo delle Oche. Solo la rivolta del giovedì grasso del 1511 destabilizzò di fatto il progetto quattrocentesco. I rivoltosi e i popolani attaccarono il castello abbandonato dai nobili e lo incendiarono. Gli anni successivi servirono alla famiglia di Valvasone per formulare un ampio progetto di rifabbrica della loro dimora che annullò le valenze castrensi del vecchio maniero ingentilendone le forme e mettendolo in relazione alla nuova piazza realizzata verso il 1538.
La città di Valvasone da allora non è di molto cambiata. Il tempo ha fatto scomparire la vecchia chiesa di S. Maria, le porte urbane del secondo e terzo recinto e la loggia pubblica posta di fronte al castello. Sul finire dell'Ottocento, anche qui, come in molte altre città friulane, furono demolite quasi totalmente le mura cittadine. Eppure l'atmosfera medievale della piccola città feudale è ancora perfettamente percepibile nelle quinte architettoniche delle tre piazze e delle numerose piccole strade medievali.


Moreno Bacichet(da Valvasone, Guida all'incontro)