Convento e Chiesa di Santa Maria delle Grazie

È questo, assieme a quello del castello, uno dei due luoghi cittadini documentatamente custodi delle più antiche e significative memorie valvasonesi. Nell'area infatti che oggi si estende al di là del muretto marginante, a meridione, il campiello di via IV Novembre aveva sede quanto meno dagli inizi del Duecento Chè altrimenti non si saprebbe spiegare come quell'edificio nel 1330 fosse sottoposto a ricostruzione - una chiesa, con annesso cimitero, quasi di certo funzionante da cappella, dipendente dalla vasta pieve di Cosa (= San Giorgio della Richinvelda), per il vicino borgo castellano. Incerta rimane, con la data di fondazione di questo sacro edificio, anche l'intitolazione pur se, tuttavia, sarà da ritenere possibile estendere anche a questo precedente tempio la dedicazione a Maria (o San Giovanni Battista? oppure a Maria e San Giovanni Battista? o ancora a Maria e San Giovanni Evangelista?) accertata, come detto, per quello che si stava rimettendo in opera nel 1330. I lavori di rifabbrica, con l'aiuto di una fraterna, assai probabilmente dei Battuti, intitolata alla Vergine, erano giunti a termine non molto prima del 1355, anno a cui data l'elevazione di quella chiesa al rango parrocchiale con il distacco di un territorio che comprendeva, oltre a Valvasone, anche quello allora religiosamente aggregato attorno alle vicine cappelle di San Martino e di S. Margherita di Arzene: territorio che per buona parte corrispondeva alla giurisdizione feudale dei Valvason.
In seguito all'avvio della costruzione della nuova chiesa dedicata al SS. Corpo di Cristo nel cuore della seconda cinta muraria cittadina, la decentrata parrocchiale veniva degradata, con decreto pontificio del 1454, al rango di co-parrocchiale. Per restituirle un ruolo specifico che evitasse la presenza in paese di sempre pericolosi dualismi religiosi (oltre che per assicurarsi una preziosa collaborazione sotto il profilo culturale e musicale) nel 1485, per interessamento dei nobili di Valvasone tra i quali spiccava per attivismo il conte Giacomo Giorgio, venne posta la prima pietra per la costruzione, proprio di fronte alla facciata della chiesa, di un convento in cui ospitare quattro o cinque frati serviti. Poco dopo il 1495 le opere di muratura erano giunte a termine sennonchè nel 1499 i Turchi saccheggiavano la chiesa e i prossimi locali conventuali ancor freschi di malta. Nel giro di un anno le ferite però furono rimarginate, tanto che per la festività dell'Assunta del 1500 il vescovo di Concordia Giovanni Argentino poteva riconsacrare l'altar maggiore della chiesa. Ancorchè centro di particolare devozionalità per la presenza di un simulacro della Vergine attorniato da un campionario di ex voto che un'inventariazione del 1584 rivelerà particolarmente nutrito e variato, la chiesa ed il vicino convento tra Cinque e Seicento non sembrano aver conosciuto momenti di particolare rilevanza che oltrepassasse i confini di un ambito di poco più vasto del locale. Nel 1656 papa AlesSandro VII incluse anche questo di Valvasone nel novero dei "conventini" da sopprimere onde il ricavato dei beni, venduti all'asta, avesse a contribuire al finanziamento della guerra che Venezia conduceva contro il Turco. Quasi di certo per non privarsi di una assistenza dimostratasi sin allora, tutto sommato, proficua, il conte Cesare di Valvason, acquistò nel 1663 tutto il complesso conventuale entro cui, il 5 novembre 1665, dodici frati Domenicani osservanti di San Secondo di Venezia, dimostratosi impossibile l'avere in paese i Cappuccini, presero ufficiale dimora. Sotto il profilo logistico però il vecchio convento già dei Serviti risultò ben presto inadeguato sicchè nel 1731 fu posta la prima pietra di un nuovo edificio da erigere lungo il fianco di levante della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel 1751 tutto era pronto per ospitare la famiglia domenicana che di fatto si installò nel nuovo fabbricato. Del quale godette nemmen per un quarantennio poi che con decreto del 1770 il Senato veneziano inseriva anche il convento di Valvasone tra quelli che avrebbero dovuto essere soppressi perchè abitati da un numero troppo ridotto di religiosi. Destinati ad usi profani, i locali conventuali e la chiesa nel 1797, durante l'occupazione napoleonica, vennero adibiti a magazzino di paglia e di fieno. Da allora il tempio, mai più riaperto al culto, conobbe un progressivo declino accompagnato quasi certamente dalla spogliazione dell'arredo, sicchè nel 1866, ridotto ad uno stato tale di abbandono cui si ritenne di non poter porre alcun rimedio che non fosse troppo oneroso sotto il profilo economico, trasferite in cimitero le ceneri di quanti riposavano nelle tombe ricavate al suo interno, lo si consegnò al piccone che cancellò, anche il campanile, la sacrestia e due lati del contiguo chiostro. Dalla furia distruttrice, si salvò una parte dei locali conventuali ai quali i recenti interventi conservativi, conclusisi nel 1986, almeno in parte, hanno restituito gli originari lineamenti.

Fabio Metz (da Valvasone, Guida all'incontro)